Ero allora, quasi diciannovenne, il più giovane di quel reparto di Pertusola Sud.
Oggi sono uno dei pochi “sopravvissuti” di quella meravigliosa squadra di lavoro.
Da quella gente ho imparato affiatamento, responsabilità, solidarietà vera.
Con loro ho gioito, sofferto, lottato…
Ho sperimentato la dignità di un lavoro onesto e il gusto ineguagliabile del pane sudato.
A loro, nel ricordo indelebile di tanta umile e grande umanità, dedico questa mia poesia.
Cake Moore
Non rimpiango
l’enorme ossatura di ferro
né le fredde, gigantesche pareti,
né l’alto camino fumante
che oscurava quel lembo di cielo.
Non rimpiango
il tuo spazio crudele,
inquinato da rumori assordanti,
da fumi, da polveri fini
che annebbiavano l’aria.
Non rimpiango
gli attaccaticci ossidi di zinco,
né i mucchi di miscele polverose,
sotto nastri ed elavatori.
Non rimpiango
le fameliche bocche
di piccole e grasse tramogge mai sazie,
né l’altoforno a semitino
con la sua figura di mostro
che ingoiava bricchette
e liberava gas asfissianti
che chiudevano il petto.
Non rimpiango
la sua colata di fuoco
che riempiva crogioli di ghisa,
né il calore cocente
che bruciava la pelle.
Ora che ti vedo demolito
rimpiango soltanto i miei anni
vissuti qua dentro
a scontare peccati non miei
in cambio di un tozzo di pane
condito con pece, carbone, calcare…
Rimpiango compagni di lavoro,
volti severi di uomini rudi
ma dall’animo grande,
votati al lavoro più duro,
incalliti al sacrificio:
umili eroi d’ogni giorno
cui non sorride la vita,
né li consacra la Storia.
Costantino Spagnolo, da “Rassegna di Poeti Calabresi” (1984)
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